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Come rendere più efficace la comunicazione

Come rendere più efficace la comunicazione

La comunicazione sembra un atto scontato, naturale, in realtà spesso non ci rendiamo conto di quanto sia complessa.

Di fatto, molte incomprensioni nascono proprio da una cattiva comunicazione.

In questo articolo potrai comprendere quali sono gli aspetti funzionali, cioè che migliorano la comunicazione e quelli invece disfunzionali, che la ostacolano creando fraintendimenti e minando l’interazione con l’altro.

Le modalità funzionali che rendono più efficace la comunicazione

Innanzitutto parlare!!

Molte incomprensioni nascono proprio dal fatto che non ci si chiarisce, che si evita di dire apertamente all’altro ciò che proviamo, perché ci si vergogna dei propri sentimenti o si ha paura di parlarne, perché si pensa che l’altro non ci sostiene o non ci capisce, perché temiamo di essere invadenti o per altro ancora.

Tutti possiamo sbagliare o possiamo avere delle esigenze, se non lo diciamo all’altro, se non chiariamo bene il motivo dell’incomprensione sarà sempre più difficile farlo e si costruirà una relazione (sentimentale, amicale, di lavoro, ecc.) con tante, a volte troppe, sbavature. Col tempo, certe incomprensioni possono portare ad altre e all’incompatibilità di interazione.

Scegliere bene le parole da dire

Se vogliamo chiarirci con l’altro o comunicargli qualcosa di importante è bene prepararci ciò che pensiamo di dirgli. Più il nostro discorso sarà chiaro e diretto, più l’altro potrà comprenderlo meglio.

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Ascoltare in modo attento e senza avere la fretta di rispondere

Più ci concentriamo su ciò che afferma l’altro, più possiamo comprendere ciò che ci dice e preparare la nostra risposta in modo più esaustivo e produttivo.

Comprendere il punto di vista dell’altro

Molti errori di comunicazione e incomprensioni nascono proprio dal fatto che tendiamo a filtrare il messaggio dell’altro attraverso il nostro personale punto di vista o le credenze che abbiamo su quanto l’altro ci espone.

Partire dal presupposto che ognuno di noi ha un proprio modo di percepire gli avvenimenti e di vivere le situazioni ci aiuta ad empatizzare con l’altro e a comprendere meglio il suo punto di vista.

Manifestare col linguaggio non verbale il nostro ascolto e interesse alla comunicazione

Il linguaggio non verbale riguarda tutto ciò che non è parola nel messaggio, alcuni esempi sono: intonazione, ritmo dell’eloquio, pause e silenzi, vicinanza e postura verso chi ci sta parlando, sguardo, mimica facciale, gestualità.

E’ importante, perciò, che il nostro non verbale manifesti attenzione e interesse verso l’altro, aiutandolo così a esternare liberamente quanto vuole comunicarci.

Mettersi dalla parte dell’altro

Se vogliamo comprendere davvero ciò che l’altro ci sta dicendo dobbiamo metterci dalla sua parte e pensare che potrebbe avere ragione. Questo ci evita di creare due fronti differenti,ma ci farà valutare il pensiero dell’altro in modo più oggettivo e produttivo, senza sviluppare un atteggiamento di reazione dove si è contrari già dalle prime parole senza sapere neanche ciò che l’altro vuole concludere.

Se ci comportiamo per partito preso, l’altro lo capirà subito e qualsiasi cosa risponderemo sarà per lui di parte.

Parlare in modo sincero

Quando non diciamo la verità l’altro prima o poi se ne accorge e perdiamo credibilità, anche se magari non ce lo dirà direttamente.

e bugie hanno davvero le gambe corte e creano un pericoloso precedente. Ci sono persone bugiarde in modo patologico che vanno avanti con continue bugie, sono abituate a manipolare la comunicazione perché non credono abbastanza in loro stesse, hanno una pessima autostima, e nel tempo hanno imparato che il gestire la comunicazione le aiuta ad evitare di confrontarsi con le loro insicurezze e ha ottenere ciò che vogliono in modo molto più semplice.

Ovviamente, è impossibile dire a un bugiardo patologico di parlare in modo sincero, ma tolte queste eccezioni, la sincerità (a parte altri casi particolari) con la quale trasmettiamo il nostro messaggio arriva all’altro e rende maggiormente credibile il nostro messaggio.

Riassumere quanto l’altro ci ha comunicato

Se l’altro ci ha trasmesso un messaggio particolarmente importante e lungo è bene che, dopo averlo attentamente ascoltato, ripetiamo con parole nostre ciò che ci ha comunicato per valutare se abbiamo ben compreso e ragionare meglio sulla nostra risposta, solo dopo potremo rispondere in modo più proficuo, chiaro ed esaustivo.

Le modalità disfunzionali che minano una buona comunicazione

A prescindere dall’evitare il comportamento opposto a quanto sopra indicato come modalità consigliata, di seguito sono elencate alcune reazioni generalmente poco adatte in una comunicazione.

  1. Evitare di tradurre ogni comunicazione dal punto di vista intenzionale. In molti casi, partiamo dal presupposto che ciò che l’altro ci dà sia finalizzato ad un personale tornaconto, della serie: “nessuno fa/dice niente per niente”. In realtà, non è detto che l’altro voglia per forza cambiare il nostro giudizio, manipolare il nostro pensiero o ottenere qualcosa che altrimenti non avrebbe. Il beneficio del dubbio non potrà che aiutarci a inter-relazionarci con l’altro in modo più oggettivo.
  2. Evitare di essere troppo intrusivi. Fare troppe domande, osservare l’altro come se lo si stesse studiando, dare le risposte al posto dell’altro sono comportamenti che attivano le difese di chi li vive e, in vari casi, sviluppano distacco o un muro fra le persone.
  3. Non creare una comunicazione sbilanciata. Alcune persone, mentre parlano con l’altro, tendono a creare un diverso livello di comunicazione, tipo top down (dall’alto al basso) o viceversa. Gli aspetti del messaggio che manifestano questo squilibrio sono:
  • Utilizzo di terminologia diversa; per esempio: dialetto se l’altro parla in italiano forbito o il contrario, termini tecnici contro linguaggio semplice.
  • Atteggiamento col corpo volto a creare distacco; per esempio: postura rigida e allungata per manifestare maggior grandezza fisica rispetto all’altro, allontanamento fisico dall’altro mentre parla.
  • Comportamenti di sufficienza, con cui si manifesta un mancato interesse verso ciò che l’altro sta dicendo o una difficoltà a stare in quella relazione/comunicazione; per esempio: attenzione deviata all’ambiente mentre l’altro parla, parlare sopra le parole dell’altro, interromperlo per portare avanti i propri argomenti.
  • Comportamenti di sottomissione o di dominio; per esempio: non mantenere il contatto oculare o mantenerlo troppo a lungo, decidere per l’altro se avviare o meno la comunicazione, in che modo e in che luogo e quando interromperla.
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  1. Evitare il giudizio dell’altro e messaggi che lo sminuiscono o lo provocano. La tendenza a giudicare l’altro è insita in molti di noi, ma giudicare significa anche influenzare la propria opinione sulla persona con cui stiamo parlando. In base all’opinione che ci faremo calibreremo i nostri atteggiamenti, le nostre parole e il tempo della comunicazione e se l’opinione sarà negativa i cambiamenti apportati potrebbero influire, molto probabilmente, negativamente sulla reazione dell’altro e sull’opinione che, a sua volta, l’altro si fa di noi.
  2. Evitare di interpretare il messaggio dell’altro in modo troppo sollecito. Se c’è qualcosa che non approviamo del nostro interlocutore dobbiamo prima assicurarci che sia davvero così, a volte capiamo male ciò che ci dice proprio perché tendiamo a dare una nostra interpretazione, senza accertarci che sia attinente alla realtà.
  3. Evitare la risposte impulsive. Molti disaccordi nascono da reazioni impulsive tramite cui il soggetto “vomita” tutto il proprio disappunto all’altro nel momento di rabbia. I chiarimenti  durante una lite o un contrasto sono da evitare per rimandarli ad un momento di calma in cui è possibile confrontarsi in modo più tranquillo e chiaro. Inoltre, le cose dette durante un momento di rabbia assumono significati diversi, perciò vanno rinviati i chiarimenti a momenti successivi.
  4. Evitare le punizioni. Dopo un importante disaccordo è possibile che a causa della frustrazione un soggetto tenda a punire l’altro attraverso l’utilizzo di comportamenti specifici (non parlargli, non guardarlo più, assumere una comunicazione più distaccata o con termini dispregiativi, ecc.). E’ fondamentale comprendere che se vogliamo fare arrivare un messaggio, se per noi è importante comunicare bene con l’altro, assumere determinati atteggiamenti non potrà che allontanarci dal nostro obiettivo. Rileggiamo i punti del cosa fare e capiamo che se ci mettiamo nei panni dell’altro potremmo capire perché abbia avuto quella risposta e quella reazione. Non bisogna giustificare l’ingiustificabile, ma comprendere che cosa stia succedendo è importante per poter trovare il modo di far arrivare il nostro messaggio.

La comunicazione a senso unico

Nella comunicazione a senso unico non c’è modo di comprendersi, ognuno ha propri obiettivi e modi diversi per perseguirli e ognuno non accetta le differenti modalità dell’altro.

Per comunicare con l’altro bisogna essere almeno in due, perciò se l’altro si pone come un muro, nonostante abbiamo seguito tutti gli accorgimenti sul cosa fare e cosa evitare, bisogna accettare che probabilmente per il momento non è possibile fare arrivare quel messaggio. Ci possono essere vari motivi per cui il nostro interlocutore non interagisce con noi, non cerca di ascoltarci, ma si pone in modo rigido e non accetta il confronto.

Noi non possiamo che registrare tale difficoltà e valutare se possa essere superata in altro modo, altrimenti bisogna anche accettare che siamo diversi o che il nostro desiderio di chiarimento e comprensione non corrisponde con quello del nostro interlocutore.

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Dott.ssa LAURA PEDRINELLI CARRARA
Psicologa, Psicoterapeuta, Ipnotista Ericksoniana
Studio in Via Marche, 71 a Senigallia (An)
Cell. 347/9471337
www.laurapedrinellicarrara.it
pedrinellicarraralaura@gmail.com

 

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