Rimandare un compito, o un incontro o altro ancora, di per sé non è un problema. Tutti prima o poi lo facciamo. Il problema sorge quando diventa un comportamento che si ripete nel tempo e, soprattutto, quando avviene talmente spesso dal divenire un tratto del nostro carattere.
In questo articolo comprenderai quali conseguenze comporta la procrastinazione e come è possibile limitarla.
Le conseguenze della procrastinazione
Quando si parla di compito/mansione si fa riferimento non soltanto alle mansioni specifiche ma anche al prendere ed andare ad un appuntamento, a svolgere un’attività in una determinata situazione, a dare semplicemente una risposta a quanto richiesto, ecc.
Le conseguenze della procrastinazione sono generalmente di tre tipi:
- conseguenze sul compito
- conseguenze sul richiedente
- conseguenze sul sé
1. Le conseguenze sul compito
- Dopo averlo rimandato più volte, il tempo effettivo per poterlo svolgere sarà limitato e ciò può comportare un’esecuzione frettolosa e poco precisa con un’alta percentuale di errori o un risultato non soddisfacente.
- Rimandare all’ultimo momento toglie la possibilità di organizzare le idee e le informazioni e perciò il compito che si svolgerà potrà essere non abbastanza curato oppure svolto con modalità standard o non recenti. Inoltre sarà maggiormente elevata la possibilità di errori o dimenticanze.
- Alcune persone riescono meglio quando sono sotto pressione. Queste persone tendono a contare proprio sulla loro maggior efficacia quando non possono più procrastinare e devono agire. Il compito però ha maggiori possibilità di risultare poco aggiornato e non privo di errori o dimenticanze.
2. Le conseguenze sul richiedente
Le conseguenze sul richiedente saranno diverse in base alla personalità del richiedente, al rapporto che ha con il procrastinatore e all’importanza che la mansione riveste.
In generale, alcune tipologie di reazione del richiedente alla procrastinazione possono essere (anche insieme, in certi casi, oppure come conseguenza unica):
- Il richiedente può percepire di dover attuare maggiore pressione e controllo sul procrastinatore per assicurarsi che il compito sia svolto.
- Il richiedente può perdere la fiducia sul procrastinatore.
- Il richiedente può avere un’opinione negativa sul procrastinatore valutandolo come superficiale, disinteressato, insensibile, non pronto professionalmente o immaturo, ecc.
- Il richiedente può sentirsi non considerato dal procrastinatore o che non sia compresa appieno la sua necessità di far svolgere quella mansione.
3. Le conseguenze sul sé
Anche in questo caso, le conseguenze dipenderanno dalla personalità del soggetto, dal tipo di mansione richiesta e dalla reazione del richiedente e/o del contesto in cui la situazione si svolge.
In generale, alcune tipologie di reazione del procrastinatore sulla percezione di sé possono essere (anche insieme, in certi casi, oppure come conseguenza unica):
- Diminuzione della sicurezza di sé e dell’autostima per i feedback negativi dei richiedenti, ma anche delle altre persone in qualche modo coinvolte, sulla propria difficoltà a portare avanti ed eseguire i compiti nel modo più proficuo e ottimale.
- Aumento dell’idea di sentirsi incompresi e di non riuscire a soddisfare l’altro.
- Sensazione di impotenza e di debolezza per la difficoltà a evitare di procrastinare.
- Sensazione di essere più furbi e capaci degli altri perché procrastinando si evita di fare subito le cose e si riesce lo stesso laddove gli altri hanno bisogno di più tempo.
Come gestire positivamente la procrastinazione
Si può cambiare atteggiamento, dipende molto dalla motivazione che hai a limitare il più possibile questo comportamento, dalla tua personalità e da quanto frequentemente sei abituato a procrastinare.
Una modalità che ti può aiutare riguarda il seguire questo iter.
- Sviluppa maggior consapevolezza non soltanto sul fatto che tendi a procrastinare, ma anche su quanto spesso lo fai. Prova a chiederti: Quante volte tendo a procrastinare in un mese: raramente, poco, a volte, spesso, sempre?
- Cerca di approfondire ulteriormente per capire quali sono situazioni in cui lo fai più spesso. Per esempio: ti capita più spesso nel lavoro oppure con gli amici oppure con il/la partner oppure in famiglia?
- Prova a capire la motivazione reale alla base del perché tendi a procrastinare. Per esempio: “Devo terminare di studiare quel libro entro la fine del mese perché poi dopo una settimana ho l’esame, ma non mi ci metto mai perché non ho voglia.” Quindi la motivazione reale è che non hai voglia. A questo punto cerca di capire perché non hai voglia. Prova a formulare varie ipotesi, non fermarti alla prima che ti viene in mente.
Per esempio:
- Perché la mansione che mi hanno dato al lavoro non mi piace.
- Perché temo di non riuscire ad avere un buon voto.
- Perché il responsabile non mi è simpatico o mi intimorisce/imbarazza.
- Perché alcuni miei compagni di corso si sono già laureati mentre io invece ancora no e questo mi toglie la volontà di proseguire.
- Perché non credo abbastanza in me stessa.
- Perché ho paura di lasciare il mio/la mia partner e rimanere da solo/a.
- Perché mi sento pressato dai miei genitori a dare gli esami con una certa frequenza.
- Altro ….
4. In base alle ipotesi che hai formulato, valuta quelle più significative e cerca di trovare una soluzione soppesando in modo più obiettivo la situazione.
Per esempio:
a) Perché la mansione che mi hanno dato al lavoro non mi piace =
Ogni lavoro è fatto di mansioni che possono risultare più ostiche o meno gradite. Valuta qual è la tua priorità se rimanere sull’insoddisfazione oppure darti da fare per riuscire a farti cambiare in qualche modo quella mansione oppure a trovare un’altra soluzione.
b) Perché temo di non riuscire ad avere un buon voto =
È davvero così funzionale bloccarmi nello studio per la paura di non avere un voto alto in tutti gli esami? Probabilmente sarà più utile per me laurearmi prima piuttosto che rischiare di fermarmi o di rallentare troppo.
c) Perché il responsabile non mi è simpatico o mi intimorisce/imbarazza =
Il mio obiettivo è lavorare, il responsabile non fa parte della mia vita, se il suo comportamento mi reca un danno posso valutare di chiarire la situazione con lui, di farmi trasferire oppure di valutare altre soluzioni. Posso anche trovare un modo per interagire senza sentirmi così frustrata.
d) Perché alcuni miei compagni di corso si sono già laureati mentre io invece ancora no e questo mi toglie la volontà di proseguire =
Laurearsi in fretta o coi giusti tempi non è indice di carriera professionale brillante. Molti studenti laureati con lode fanno un altro lavoro o non hanno fatto una giusta carriera. Anche se mi laureo dopo i miei amici posso avere una vita lavorativa più produttiva.
e) Perché non credo abbastanza in me stessa =
Allora è il momento che inizio a lavorare per migliorare la mia autostima dato che questa mia insicurezza mi sta ostacolando.
f) Perché ho paura di lasciare il mio/la mia partner e rimanere da solo/a. =
Le paure mi stanno bloccando, è molto importante che cerco di superarle.
g) Perché mi sento pressato dai miei genitori a dare gli esami con una certa frequenza.
È davvero una pressione quella che stanno facendo i miei genitori oppure sono io che la vivo come tale? E se anche mi stanno facendo davvero pressione, sono sempre io che scelgo se studiare o no. Il non farlo è qualcosa che danneggia primariamente me stessa facendomi reagire in modo negativo invece che produttivo.
Questo articolo è collegato al brano Perché attuiamo la procrastinazione
Possono interessarti anche i seguenti articoli
Quando proviamo una percezione distorta della realtà: la dispercezione
Come poter superare la dipendenza dal giudizio degli altri
Sentirsi diversi (con audio dell’articolo)
Dott.ssa LAURA PEDRINELLI CARRARA
Psicologa, Psicoterapeuta
Studio in Via Marche, 71 a Senigallia (An)
Cell. 347/9471337
www.laurapedrinellicarrara.it