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Il vissuto psicologico in ospedale

Il vissuto psicologico in ospedale

Il ricovero in ospedale è un avvenimento straordinario nella nostra vita che può avvenire in modo inatteso o prestabilito.

  • E’ inatteso quando l’ospedalizzazione avviene per cause impreviste e nel giro di poche ore o giorni.
  • E’ prestabilito quando si raggiunge un accordo col medico, per risolvere un determinato problema di salute che abbisogna di un intervento chirurgico e/o assistenziale specifico, in un tempo a medio o lungo termine.

I vissuti psicologici legati alla motivazione e alla accettazione del ricovero dipendono da numerosi fattori, quali la storia clinica e di vita del paziente, la sua personalità, la diagnosi e la prognosi. Ma vi sono anche delle reazioni psicologiche che riguardano l’approccio del paziente con l’ambiente ospedaliero.

Di seguito vengono descritti alcuni atteggiamenti facenti parte del vissuto del paziente ricoverato.

 

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Mancanza di familiarità e di riconoscimento dell’identità

a) Molto spesso il paziente si sente impreparato e confuso in mezzo a personale qualificato e indaffarato.

Nella maggior parte dei casi il paziente non è un sanitario e quindi non ha delle basi di conoscenza per migliorare la propria degenza all’interno del nosocomio. Di fatto, si crea spesso uno squilibrio fra la sintomatologia, che avverte o che teme, e il chiaro confronto costruttivo con gli operatori.

Quanto suddetto per vari motivi:

  • Lo stress psicologico che sta vivendo il paziente non gli permette di comprendere al meglio e ricordare esattamente le spiegazioni dei sanitari.
  • La mancanza di appropriatezza di determinati termini medici o il timore o la difficoltà nell’essere esplicito o nel richiedere ulteriori approfondimenti crea una barriera nella comprensione.
  • La tipologia della malattia non ancora diagnosticata o approfondita e la mancanza del dovuto tempo non permettono agli operatori di chiarire ulteriormente quanto richiesto o di essere maggiormente espliciti.

b)   La malattia lo porta a frequentare ambienti ospedalieri e l’attenzione è posta ai sintomi più che alla persona.

L’ambiente ospedaliero è spesso vissuto  come negativo, poiché correlato alla malattia; esso è anche il luogo dove il paziente si trova a convivere con persone che non conosce, a contatto con altri ammalati e con la sofferenza. È inoltre un ambiente estraneo con orari e ritmi imposti, che alterano ulteriormente la qualità della vita del soggetto già a sua volta minata dal ricovero.

Per quanto oggi il paziente è al centro delle cure mediche, l’attenzione è posta per forza di cose verso la sua sintomatologia e nei riguardi della malattia, ciò può creare nel soggetto la sensazione, in alcuni casi può corrispondere a realtà, di non essere ascoltato come persona, nella sua globalità riguardante anche la storia personale e i vissuti specifici.

L’interazione con gli operatori

La relazione con gli operatori sanitari è strettamente legata, oltre che alla personalità del paziente, anche al profilo dell’operatore e dell’équipe.

Gli elementi basilari sono, riguardo all’équipe:

  • Grado di formazione all’approccio relazionale: quanto il personale è preparato a gestire il paziente anche dal punto della relazione empatica.
  • Disponibilità a contattare l’altro: quanto il personale è disposto, e/o ha la disponibilità di tempo per farlo, a creare una buona interazione empatica col paziente.
  • Grado di soddisfazione professionale: riguarda la motivazione al lavoro dell’operatore e la presenza di soddisfazione nell’espletarlo o al contrario di frustrazione per non poterlo espletare nel modo desiderato.
  • Possibilità di trovare uno spazio contenitivo: quanto il personale ha la possibilità di portare i propri vissuti psicologici di disagio o di difficoltà nelle riunioni o in gruppi specifici (come quelli periodici con lo psicologo), in modo da poter limitare il proprio disagio, nel caso vi sia, dato dal vissuto quotidiano con la sofferenza o con determinate problematiche lavorative.
  • “Clima dell’équipe”: riguarda il livello di accordo e di intesa che sussiste fra i membri dell’èquipe e che contribuisce al senso di soddisfazione oltre ad influenzare l’operatività.

Riguardo al paziente egli sarà influenzato, nel relazionarsi con gli operatori, in base a determinati aspetti, che sono:

  1. Il rapporto di fiducia nei confronti degli operatori, soprattutto del medico che lo ha in cura.
  2. Il tipo di atteggiamento con il quale il paziente si confronta con gli operatori che si può distinguere in: passivo, aggressivo, assertivo.

Nel primo caso egli accetta tutto anche se non ha ben compreso determinati aspetti della cura, perciò da un lato il paziente si mostra accondiscendente e fiducioso mentre in realtà non si affida completamente. Atteggiamento che si evidenzia con una diminuita compliance, di fatto il paziente dopo un primo tempo in cui esegue assiduamente quanto stabilito dai medici, successivamente può “personalizzare” le terapie o cambiare medico.

Nel secondo caso, il paziente mette da subito in discussione le tesi mediche/infermieristiche portando in questo modo continuamente l’attenzione su di sé.

Con l’atteggiamento assertivo si condivide il percorso di cura e si seguono le prescrizioni mediche confrontandosi in modo positivo laddove non siano chiari alcuni presupposti.

 

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L’interazione con i familiari

La famiglia può fornire un valido supporto per lenire il disagio provocato dal ricovero. Il paziente potrà provare vissuti diversi in base:

  • Al clima familiare: si tratta della qualità relazionale fra i membri della famiglia per la quale il soggetto si sente a proprio agio quando essi sono presenti oppure a disagio a causa di una conflittualità già presente.
  • Alla predisposizione o meno ad affidarsi ai parenti per le proprie cure: può succedere che i pazienti si sentono di peso per i propri familiari che fanno dei sacrifici per poterlo assistere, limitando i loro impegni lavorativi e/o con le rispettive famiglie.
  • Al modo con cui viene vissuta una terza persona nell’assistenza: in alcuni casi i pazienti sono contenti, in altri si sentono abbandonati dai propri cari oppure sentono maggiormente il peso della loro malattia che si ripercuote anche economicamente sulla famiglia.

L’interazione con gli altri pazienti

Può influenzare notevolmente il vissuto del malato in ospedale in:

a) MODO POSITIVO perché egli incontra :

  • Pazienti malati da più tempo e li vede stare meglio. Per esempio: persone che da anni fanno solo controlli periodici e stanno bene = gli creano un atteggiamento positivo, di guaribilità della malattia.
  • Pazienti con la stessa malattia, ma con sintomatologia più severa = lo influenzano positivamente perché il soggetto si rende conto di aver contratto la malattia in forma più leggera.
  • Altre persone che come lui vivono una malattia = può confrontarsi con loro, condividere le stesse esperienze  e sentirsi maggiormente compreso.

b) MODO NEGATIVO Per alcuni degli stessi motivi del vissuto positivo, ma che da determinati pazienti vengono visti in modo opposto: 

  • Pazienti malati da più tempo che vede stare meglio = gli fanno pensare di essere più grave.
  • Pazienti con la stessa malattia, ma con sintomatologia più severa = gli fanno pensare che la sua malattia peggiorerà.
  • Altre persone che come lui vivono una malattia = lo mettono a contatto con altre persone che soffrono.
  • Può veder morire dei pazienti.
  • La continua frequenza lo porta spesso a vedere l’iter della malattia nelle altre persone, soprattutto quando si aggrava.

L’interazione con gli amici

In molti casi le persone fanno difficoltà a recarsi in ospedale per andare a trovare un conoscente ammalato, spesso i motivi riguardano la loro storia personale con la malattia.

Il cancro, come anche altre malattie  severe (AIDS, Alzheimer, ecc), attiva fantasie di morte e di sofferenza spesso difficilmente tollerabili.

Il risultato si traduce spesso in senso di solitudine per:

  • Elevato assenteismo degli amici.
  • Maggior numero di sms rispetto alle telefonate.
  • Maggior numero di telefonate rispetto alle visite.
  • Visite piene di imbarazzo e spesso troppo brevi o troppo lunghe.
  • Difficoltà degli amici a relazionarsi con la parte sana del malato o a riconoscergli la parte malata.

VISSUTI SPECIFICI

Ci saranno vissuti diversi a seconda del:

  • Carattere estroverso o introverso del malato.
  • Livello di consapevolezza della malattia.
  • Momento di cura (es. periodo con elevato carico di sintomatologia = probabile stato depressivo).
  • Dell’esperienza di malattia (es. recidiva).
  • Suo vissuto psicologico in quella stanza.

CONCLUSIONI

Oltre al vissuto della malattia il soggetto vive le ripercussioni dovute ai trattamenti medici e alle interazioni con i familiari, con gli operatori sanitari, con gli altri pazienti e con l’ambiente ospedaliero in genere.

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Dott.ssa LAURA PEDRINELLI CARRARA
Psicologa, Psicoterapeuta, Ipnotista Ericksoniana
Formata in Psiconcologia
Studio in Via Marche, 71 a Senigallia (An)
Cell. 347/9471337
www.laurapedrinellicarrara.it

pedrinellicarraralaura@gmail.com

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