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E’ meglio tenere l’anziano con sé o la casa di riposo? (Con audio dell’articolo)

E' meglio tenere l'anziano con sé o la casa di riposo? (Con audio dell'articolo)

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La decisione di inserire la persona anziana in una struttura residenziale per persone in terza e quarta età è spesso difficile per il famigliare. In molti casi, si accompagna ad uno stato di salute del congiunto troppo alterato a livello fisico o mentale che rende difficile se non impossibile l’assistenza in casa.

Il peggioramento dell’anziano

Quando la persona anziana peggiora la sua situazione fisica e/o mentale, l’assistenza diviene altamente complessa e onerosa a livello di energie psicofisiche.

Il congiunto ammalato richiede attenzione in modo continuo, interrompendo le ore di sonno del caregiver e creando una vera e propria vigilanza 24 ore su 24.

Il caregiver familiare non ha più la possibilità di gestire il suo tempo libero poiché è dedicato completamente all’assistenza.

In vari casi, l’intera vita famigliare viene stravolta perché deve ruotare attorno ai bisogni dell’anziano.

A rendere fortemente provante questa situazione si aggiungono, in alcune circostanze, le problematiche date dalla demenza.

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Il Burden

Il risultato di una assistenza così onerosa è spesso una sindrome da stress che colpisce il Caregiver Famigliare e che si chiama Burden.

I sintomi del Burden sono quelli di un forte distress e si manifestano con disturbi del sonno e della concentrazione, emicranie, difficoltà digestive, facile irritabilità, difficoltà decisionali, mancanza di appetito o fame nervosa, pensieri catastrofici, senso di mancanza del respiro, ansia, spossatezza, ecc.

A peggiorare i livelli di Burden, che rappresenta un forte carico psicologico, sono:

  • La percezione di impossibilità a smettere l’assistenza.
  • I sensi di colpa nel caso si deleghino altre persone o si prenda del tempo per sé o per la propria famiglia.
  • La gravità della situazione di salute dell’anziano.
  • Il rapporto affettivo e personale con l’anziano.
  • La mancanza di altri aiuti, cioè di caregiver secondari che possano aiutare il caregiver primario in alcuni aspetti pratici, come fare la spesa e/o sostiutirlo almeno per alcune ore.
  • La salute del Caregiver.

Il dubbio sull’istituzionalizzazione

In questa situazione il famigliare inizia a valutare di far ricoverare il proprio caro ammalato in una residenza protetta per anziani, sentendo la difficoltà di continuare l’accudimento.

Questa opzione comporta solitamente forti tensioni nel Caregiver che è combattuto tra il ricoverare l’anziano, per la fatica o l’impossibilità a perpetuare l’assistenza, e il senso di colpa nel farlo ospitare nella struttura che focalizza come un’azione di abbandono.

Difficilmente la scelta di istituzionalizzare l’anziano è fatta a cuor leggero, in molti casi la decisione è presa soltanto quando le condizioni di salute rendono più sicuro il ricovero in struttura rispetto al farlo rimanere in casa.

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I sensi di colpa del caregiver

Sia che il caregiver famigliare conviva con l’anziano sia che svolga soprattutto l’accudimento come dovere verso il proprio congiunto, ma abbia una sua casa e famiglia (marito/moglie e figli) a cui tornare,  la decisione di inserirlo in una struttura può produrre forti sensi di colpa.

Anche il dover ricorrere ad un aiuto esterno come quello di un operatore può far sviluppare il senso di colpa se la persona anziana lo rifiuta. In questo caso, il caregiver famigliare può sentirsi arrabbiato verso l’anziano che non dimostra di comprendere le difficoltà gestionali, ma anche in difetto verso il proprio caro per non riuscire ad accudirlo completamente.

Nel caso di decesso dell’anziano in struttura, se avviene in un tempo ritenuto breve dal caregiver rispetto alla data di istituzionalizzazione, possono svilupparsi sensi di colpa per una possibile correlazione con il ricovero.

CHE COSA È MEGLIO FARE?

Non esiste una risposta univoca, la decisione va presa in base alla situazione famigliare e dell’anziano. Di seguito inserisco alcuni fattori da valutare per il ricovero dell’anziano in struttura.

Le motivazioni che possono portare al ricovero in una residenza per anziani

  • La condizione di  salute psicofisica dell’anziano e le necessità correlate a livello di supporto medico/assistenziale/psicosociale e di manovre per l’igiene personale.
  • La condizione di salute mentale e le necessità correlate a livello di supporto medico/assistenziale/psicosociale e di manovre per l’igiene personale.
  • I bisogni specifici di assistenza dell’anziano, dati da problematiche particolari come: la presenza di patologie gravi, la mancanza di lucidità, la difficoltà o impossibilità alla deambulazione.
  • La difficoltà di assistenza da parte della famiglia e di sopperire appieno ai bisogni dell’anziano. Alcuni anziani abitano lontano e i famigliari non hanno modo di poter dare loro uno spazio in casa. A volte, nella famiglia sono presenti altre persone bisognose per motivi di malattia, di anzianità o di disabilità e quindi diventa altamente complesso per la famiglia prendersi cura nel modo più opportuno della persona anziana. In altri casi, per motivi economici, è impossibile per il Caregiver Famigliare diminuire le ore lavorative o aumentare le ore dell‘operatore domiciliare. Ci sono poi le situazioni in cui è difficile o impossibile per la famiglia garantire un’assistenza adeguata anche a livello medico/infermieristico, per l’aggravamento delle condizioni di salute che comportano la necessità di un controllo quasi continuo da parte degli operatori sanitari.
  • Ambiente domestico che non rende possibile una buona qualità della vita dell’anziano. Si vogliono intendere: la presenza di barriere architettoniche e la possibilità o meno di godere di ambienti esterni (giardino, balcone) nel caso egli ne possa usufruire.
  • La presenza di Burden nei caregivers famigliari.
  • Il tipo di assistenza che la struttura riesce a garantire (medica, infermieristica, fisioterapeutica, assistenziale, riabilitazione cognitiva, supporto ricreativo e psicosociale, livelli di igiene personale, supporto dietetico personalizzato).
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Quali sono i punti forti del ricovero nelle strutture per anziani

  • Presenza di personale sanitario specializzato ed eterogeneo (medico, infermiere, OSS, fisioterapista).
  • Vigilanza continua.
  • Mansioni di igiene svolte da personale appositamente preparato (soprattutto nei casi di persone obese o con difficoltà di movimento l’igiene dell’anziano diventa un momento altamente complesso per il caregiver famigliare).
  • Attività di stimolazione cognitiva e motoria.
  • Attività ricreative e artistiche (teatro, disegno, lavori creativi manuali)
  • Somministrazione dei farmaci fatta da personale sanitario.
  • Somministrazione di pasti che tutelano la salute dell’anziano.

Quali sono i punti forti del rimanere in famiglia

  • Presenza continua dei propri cari.
  • Ambiente famigliare: l’anziano vive in quella casa da molto tempo o da sempre e questo non lo fa mai sentire spaesato (in base anche ai livelli di demenza), ma gli rimanda un senso di sicurezza e tranquillità.
  • Vigilanza continua.
  • Assistenza individualizzata, specifica per i bisogni dell’anziano che possono essere soddisfatti. Alcuni esempi sono: la camera da letto che non deve condividere con estranei, il bagno fatto nel giorno a lui più gradito, l’attenzione posta ad ogni richiesta.
  • Varietà dei pasti e degli orari in base alle esigenze dell’anziano; la somministrazione dei pasti fatta a orari più congeniali per l’anziano e con il cibo a lui maggiormente gradito.
  • Attività di stimolazione cognitiva e motoria, nel caso ci sai una persona o un operatore che si attivi in tal senso.

Si ringrazia l’artista Crostelli Andrea per aver concesso di utilizzare la sua opera come immagine dell’articolo.

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Dott.ssa LAURA PEDRINELLI CARRARA
Psicologa, Psicoterapeuta, Ipnotista Ericksoniana
Studio in Via Marche, 71 a Senigallia
Cell. 347/9471337
www.laurapedrinellicarrara.it

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