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L’uomo maltrattante e il terrorismo psicologico di prossimità nella coppia (con audio dell’articolo)

L’uomo maltrattante e il terrorismo psicologico di prossimità nella coppia (con audio dell'articolo)

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Ogni 2-3 giorni una donna muore per mano di un uomo che diceva di amarla. Sembra assurdo e paradossale, ma è la cronaca a cui siamo ormai “abituati” da tempo.

Per così tante donne che vengono uccise ce ne sono ancor di più che vengono maltrattate verbalmente, a livello comportamentale e fisicamente con la conseguenza di un vero e proprio terrorismo psicologico di prossimità.

Perché l’uomo maltratta?

La personalità di questi individui è caratterizzata da forti insicurezze, creazione di legami affettivi simbiotici, difficoltà a gestire le emozioni vissute come negative, angosce collegate al senso di solitudine, forte rabbia covata da tempo, mancanze affettive rilevanti.

Questo assetto personologico manifesta una grande fragilità e produce, generalmente, iper controllo del partner sulla donna su cui attua anche un potere psicologico. Tramite questo potere oppressivo la persona maltrattante riesce a compensare, illusoriamente, le proprie insicurezze e mancanze.

Può essere anche la donna maltrattante?

Riguardo al rapporto fra uomo e donna i casi di maltrattamento da parte del genere femminile sono esigui, si sta però sviluppando un nuovo fenomeno che riguarda il maltrattamento nelle coppie omosessuali sia di una donna verso l’altra che di un uomo verso il suo compagno.

Come avvengono i maltrattamenti e quali sono?

Esistono varie tipologie di maltrattamenti, da quelli verbali a quelli comportamentali a quelli fisici, di seguito ne sono elencati alcuni che possono essere tutti presenti, o solo alcuni, nella persona che maltratta.

È importante anche sottolineare che, spesso, l’uomo maltrattante tende a cambiare il proprio comportamento di fronte ad estranei, amici o/e famigliari della donna.

Si dimostra molto più docile e affettuoso anche quando si rende conto che ha esagerato e, per mantenere il legame con lei, attua strategie compensative dimostrando sensi di colpa, che magari in quei momenti può avvertire, e atteggiamenti affettivi.

I maltrattamenti verbali

  • Svalutazione diretta: utilizza parole di disprezzo che sminuiscono o mettono in ridicolo la partner poiché le verbalizza anche in presenza di altre persone. Frasi come “Non vali niente”, “Non sai fare niente”, “Non capisci”, “Sei una stupida”, “Sei vestita come una vecchia”, “Vicino alle tue amiche sembri una nana” prese a sé non sembrano tanto deleterie, ma ripetute nel tempo possono produrre forte insicurezza in chi le riceve.
  • Svalutazione indiretta: in momenti di tranquillità e complicità l’uomo scherzosamente sminuisce la partner attraverso battute ironiche che superficialmente sembrano fini a se stesse, ma ripetute, e all’interno di un contesto maltrattante, hanno anch’esse un loro peso.
  • Ipercriticismo: qualsiasi cosa svolga la donna non va mai bene, solo il partner sa come si deve fare e, anche quando le mostra come si fa, ciò che realizza lei è sempre sbagliato.
  • Minacce: sono vere e proprie intimidazioni di toglierle delle libertà o di farle del male fisicamente se la donna non fa ciò che il partner le chiede. Siccome il partner è ipercritico e quindi le azioni della donna (pulire casa, preparare i pasti, uscire per fare la spesa, uscire per altri motivi, ecc) non gli vanno mai bene, spesso queste minacce vengono attuate.
  • Insulti: ogni volta che la donna lo fa arrabbiare, quindi non si comporta come lui vorrebbe, l’uomo tende ad insultarla spesso colpendo nei punti cardine della personalità e dell’autostima come la moralità (“Sei una sgualdrina”), la femminilità (“Non sai fare la donna”, “Non sai darmi piacere, non sai fare l’amore”, “Sei brutta”, “Sei troppo grassa”, “Sei troppo secca”) e le capacità intellettive (“Sei deficiente”, “Non sei capace di far niente”).
  • Atteggiamenti verbali di comando: il modo col quale parla alla donna, soprattutto quando sono soli e quando è arrabbiato, è spesso impositivo, come se fosse un superiore che dà degli ordini ed esige ubbidienza.
  • Ricatti morali: per ottenere i comportamenti desiderati l’uomo può verbalizzare la possibilità di svolgere qualche azione negativa verso la donna, i figli o i famigliari di lei.

I maltrattamenti comportamentali

  • Isolamento da amici e familiari: l’uomo maltrattante tende a limitare il più possibile, se non ad impedire nei casi più estremi, le relazioni della donna con amici e familiari. Questo per impedirle di avere degli alleati che la possano rendere più forte e meno controllabile; al contrario, più la donna è sola più è facilmente soggiogabile.
  • Atteggiamenti svalutanti indiretti: in momenti di tranquillità e complicità l’uomo si comporta in modo da sostituirsi alla partner o da preferire altri comportamenti a quelli di lei. Per esempio tiene lui la contabilità familiare perché “tanto lei non è capace”, si sofferma a farle osservare quanto è brava la tal signora che sa fare tante cose . Questi comportamenti sono subdoli, avvengono cioè in un clima mite che non è collegato al momento d’ira, proprio per questo la loro ripetitività trasmette un messaggio indiretto ancora più potente delle manifestazione dirette.
  • Attacchi di ira che impauriscono la donna: quando il partner perde il controllo esplode la sua rabbia attraverso azioni irruente verso oggetti e/o verso di lei o i figli. Queste azioni si traducono spesso in immagini e sensazioni indelebili che segnano profondamente la donna producendo uno stato emotivo sottostante di forte ansia e terrore che si attiva quando avverte degli atteggiamenti tipici che inquadra come segnali prodromici; cioè che annunciano la reazione violenta.
  • Ipercontrollo: l’uomo attiva comportamenti atti a controllare continuamente la sua partner per evitare che possa compiere azioni che lui le ha vietato o che possa in qualche modo tradirlo. Telefonate continue, incontri a sorpresa fino a dei veri e propri inseguimenti.

I maltrattamenti fisici e le violenze

Vanno dagli spintoni, alla privazione del sonno attraverso comportamenti che tengono sveglia la partner, al tirare i capelli, alle percosse e alle fratture degli arti o delle costole. In questi casi siamo già nel settore delle violenze fisiche, perché qualsiasi atto che comporta un danno fisico, che sia anche “solo” tirare i capelli è una violenza fisica.

Nei casi estremi si arriva all’utilizzo di oggetti come bastoni o coltelli e azioni come lo strangolamento iniziale (fatto nel momento di ira, ma che si arresta) o effettivo e altre azioni efferate che possono portare alla morte della partner.

Il terrorismo psicologico di prossimità nella coppia

Per terrorismo psicologico di prossimità nella coppia si intendono tutte quelle azioni che causano disagio alla persona (verbali, fisiche, comportamentali) miste a comportamenti di grande “affettività” che vengono attuati e ripetuti nel tempo comportando un tessuto emotivo di angoscia, paura e affetto che confondono la donna minando così la capacità di difendersi, di autodeterminarsi e di valutare in modo obiettivo la situazione che sta provando.

Il vero amore e non il creduto amore

La parola affettività è messa fra virgolette perché una persona quando ama veramente vuole il bene dell’altro, per questo motivo non esiste umiliare, soggiogare, disprezzare, controllare e ancor meno usare violenza fisica.

Chi ama non picchia, chi ama non limita la vita dell’altro,

chi ama non sminuisce l’altro, non lo maltratta.

Esiste invece una personalità che non sa che cosa sia davvero l’amore e probabilmente non saprebbe neanche provarlo, ma sa soltanto che cosa sia la dipendenza e quindi il bisogno dell’altro per non sentirsi soli, per riempire i propri vuoti affettivi a prescindere da ciò che desidera realmente l’altro e dai bisogni dell’altro. Questo non è amore e neanche affetto.

Per questo motivo, quando la donna cede ai comportamenti oppressivi, l’uomo si fa ancor più forte e continua ad essere maltrattante; quando invece la donna inizia a mettere in discussione la relazione e a decidere di lasciarlo, l’uomo passa maggiormente alle violenze.

Non c’è nessun tipo di affetto in questo comportamento, tanto meno amore.

Sei una persona vittima di maltrattamento? Questi sono i numeri che puoi fare

Un uomo o una donna che ti maltratta è deleterio per la tua vita e pericoloso per te e per i tuoi figli, non puoi gestire la situazione da sola, fatti aiutare.

Non pensare che cambierà perché è solo un’illusione, ci sono voluti anni perché diventasse così non illuderti che possa cambiare nel breve tempo e senza un aiuto professionale.

Proteggi te stessa e i tuoi figli, non lasciare che vedano i suoi maltrattamenti su di te e che li subiscano anche loro. Non lasciare che continui a farti del male.

Numero di Pubblica Utilità 1522

1522 è il numero di pubblica utilità, sostenuto dal Dipartimento per le Pari Opportunità. Questo numero è disponibile 24h tutti i giorni dell’anno e mette a disposizione un servizio di accoglienza telefonica multilingue alle vittime di ogni forma di violenza.

1522 ha, inoltre, l’importante compito di agevolare l’invio della persona vittima di violenza o stalking ai servizi territoriali a livello nazionale.

TELEFONO ROSA 06.37518282
Per qualsiasi forma di violenza

ELENCO DEI CENTRI E DELLE ASSOCIAZIONI ANTIVIOLENZA

In questa pagina web trovi le associazioni che sostengono le donne vittime di violenza distinte per ogni regione.

Senigallia (An)
Associazione dalla parte delle donne
Piazza Garibaldi, Palazzo Collegio Pio IX 1° piano
Tel 370.3032847

Dott.ssa LAURA PEDRINELLI CARRARA
Psicologa, Psicoterapeuta, Ipnotista Ericksoniana
Studio in Via Marche, 71 a Senigallia (An)
Cell. 347/9471337
www.laurapedrinellicarrara.it

laurapedrinelli@libero.it

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