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Selettività alimentare e malnutrizione nel bambino: come intervenire

Selettività alimentare e malnutrizione nel bambino: come intervenire

Che cosa è la selettività alimentare?

Alcuni bambini tendono a restringere la loro alimentazione soltanto a determinate pietanze. Si tratta, generalmente, di piatti molto semplici come la pasta condita solo con olio e Parmigiano o la carne cucinata in un determinato modo, oltre all’incetta di dolciumi.

A nulla valgono le raccomandazioni dei genitori per variare la dieta alimentare rendendola maggiormente ricca di principi nutritivi importanti.

Di fatto, se al bambino viene somministrato un piatto che non vuole, preferirà digiunare piuttosto che mangiarlo, attivando comportamenti compensatori di ricerca di cibo preferito come latte, biscotti, merendine o cioccolata.

Il genitore, per evitare di far digiunare il figlio, spesso cerca un compromesso che è quello di lasciar fare così almeno mangia qualcosa.

Quale è la causa psicologica della selettività alimentare nel bambino?

Quando non è presente un motivo organico (intolleranza, allergia, ecc) o meccanico (mancanza o dolore dei denti) è possibile che tale selettività sia dovuta ad un vissuto psicologico di tipo compensatorio.

In alcuni casi, imporre il proprio regime alimentare e farlo in maniera così ristretta può essere un modo che ha il bambino per poter affermare il proprio desiderio di autonomia o per cercare di averla.

Ciò può succedere anche in bambini di 2-3 anni oltre che in età successive e tale reazione può scaturire dall’interazione fra un genitore iperprotettivo(che impone involontariamente la propria personalità) con un figlio dal temperamento forte e deciso.

A volte, per il grande amore, un genitore finisce, senza rendersene conto, per riversare la propria caratterialità sul figlio. Sceglie le cose per lui, perché sa gestire meglio la situazione e conosce i gusti e le esigenze del bambino, oppure pensa che sia troppo piccolo per decidere.

Ciò, però, può produrre una sorta di livellamento comportamentale che porta il figlio a dover assumere le scelte del genitore anche quando non vi è costretto.

La reazione del bambino potrà essere quindi di riuscire almeno in un campo della propria esistenza, quello del cibo appunto, a potersi sentire libero di scegliere qualcosa.

Perché si parla di malnutrizione?

La selettività alimentare del bambino è un tipo di malnutrizione poiché attraverso l’assunzione soltanto di una tipologia molto ristretta di alimenti non avviene l’apporto nutritivo completo, sano ed eterogeneo di cui un organismo in crescita ha bisogno.

Come intervenire se il bambino ha l’alimentazione selettiva?

Il comportamento di alimentazione selettiva può essere, come affermato, un sintomo di una compensazione alla sensazione di limitazione della propria libertà decisionale, perciò non è soltanto sul cibo che bisogna intervenire.

Possono essere di aiuto alcuni accorgimenti:

  1. Stimolare il bambino a scegliere nelle diverse situazioni, non solo per il cibo; se è molto piccolo sarà il genitore a proporgli alcune opzioni fra le quali deciderà. Per esempio, chiedergli che cosa preferisce indossare oppure dargli delle alternative fra cui decidere.
  2. Coerenza negli orari e nella distribuzione dei pasti. Se si cena alle 20.00, il bambino deve essere lì a tavola e mangiare, se mangia poco saprà che una volta sparecchiato mangerà di nuovo la mattina dopo a colazione. Ovviamente una volta data la regola dovrà essere seguita e il genitore non deve cedere.
  3. Coinvolgere in modo ludico il bambino per renderlo partecipe e protagonista di quanto sta avvenendo. Per esempio,  comprare insieme posate, piatti e bicchieri colorati e disegnati come piacciono a lui e poi fargli utilizzare quelli che preferisce. Fargli scegliere il cibo che desidera fra alcune ricette.
  4. Contrattare prima le ore di televisione o di gioco in modo che se non ubbidisce sa già che limitazioni verranno imposte. Spesso le punizioni vengono date al momento, creando forti tensioni nel bambino che si ribellerà e poi, prendendo i genitori per sfinimento, riuscirà comunque a cenare col latte e a guardare la televisione.
  5. Stimolarlo a fare le sue scelte anche se sbaglia. Aiutarlo a crescere il più possibile autonomo, dai propri errori si apprende, da quelli degli altri no.
  6. Evitare di vicariarlo, cioè di fare al suo posto. Ogni volta che facciamo e scegliamo per lui non lo aiutiamo ad apprendere e gli trasmettiamo insicurezza e sfiducia nelle sue possibilità, perché siamo i primi a manifestargli, con questo atteggiamento, di non crederci anche se pensiamo il contrario.
  7. Essere coerenti nelle regole date, spesso sono i “no”  quelli che aiutano maggiormente a crescere, mentre il buonismo non aiuta affatto. Dal momento che il genitore impartisce una regola non deve tornare indietro, tranne poche eccezioni. Anche in questo modo educhiamo il bambino che nella vita ci sono delle regole e vanno seguite. Se noi passiamo col rosso perché tanto non c’è nessuno, stiamo insegnano a nostro figlio che le regole ci sono in base a come le interpretiamo al momento, quindi poi non dobbiamo arrabbiarci se quando gli chiediamo di fare qualcosa si comporta allo stesso modo.

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Dott.ssa LAURA PEDRINELLI CARRARA
Psicologa, Psicoterapeuta, Ipnotista Ericksoniana
Studio in Via Marche, 71 a Senigallia (An)
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www.laurapedrinellicarrara.it

pedrinellicarraralaura@gmail.com

 

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