Nella società odierna la parola che probabilmente fa parte del novero di quelle più usate è stress.
A ognuno di noi è sicuramente capitato di dire almeno una volta di sentirsi stressato, a volte lo usiamo anche come una sorta di intercalare quando qualcuno vicino a noi è monotono o “pesante”. Per questo motivo frasi del tipo: “Sei uno stress!” oppure “Che stress oggi!” si verbalizzano molto comunemente.
Ma che cosa è lo stress e perché lo si prova?
Lo stress è la risposta ad una attività che richiede energie all’organismo a livello sia fisico che mentale che psicologico.
Perché si provi stress questa attività deve essere o troppo frequente e per lungo tempo oppure, al contrario, assente per un certo tempo.
Pensiamo per esempio all’inquilino del piano di sopra che sta facendo dei lavori col martello pneumatico. Già dopo qualche minuto saremo un po’ “rintronati”, ma come saremo dopo giorni di martellamenti sopra la nostra testa? Probabilmente sarà un rumore stressante, a meno che non siamo sordi o ci abituiamo facilmente ai rumori!
L’eustress e il distress
Di fatto, se da un lato un insieme di impegni o stimoli di varia natura ci stressano per la pressione psicologica e fisica che comportano, dall’altro anche la noia, il non far nulla, se si prolunga può stressarci.
L’eustress: lo stress positivo
Alla base c’è un meccanico biochimico che riguarda la produzione degli ormoni dello stress (cortisolo, adrenalina, noradrenalina) che, inizialmente, ci aiutano a rispondere alle maggiori richieste psicofisiche (eustress). Quando viviamo uno stress positivo, il nostro fisico e la nostra mente sono maggiormente attivati e ci aiutano a poter soddisfare una maggiore quantità di stimoli.
Per esempio, se al lavoro un collega va in malattia e per un periodo devo compensare la sua assenza, inizialmente mi troverò a produrre maggiormente, a essere più attiva, perché entrerò in eustress. Questo, ovviamente, in assenza di uno stress negativo già in atto.
Il distress: lo stress negativo
Alla lunga, troppa attivazione e quindi troppa produzione di ormoni crea uno squilibrio con effetti sul nostro organismo (deficit di attenzione, emicrania, disturbi del sonno, ecc.) in questo caso parliamo di distress, cioè di stress negativo.
Per riprendere l’esempio fatto, se il collega rimane in malattia a lungo e il dover compensare la sua assenza mi porta ad una iperattivazione continua, allora inizierò a percepire un distress.
Perché non ci stressiamo tutti allo stesso modo?
In effetti, lo stress è assolutamente un fenomeno soggettivo. Come rivela lo stesso titolo nell’affermare che: io e te ci stressiamo, ma, pur nella stessa situazione, l’altro non si stressa o si stressa molto meno.
I motivi della soggettività dello stress riguardano determinati fattori:
- Le forze fisiche della persona. Non tutti tolleriamo la stessa quantità di stress fisico. Per esempio, spostare per 8 ore delle casse da 5 kg comporta un diverso impegno in base alla fisicità. Per un culturista sarà molto meno stressante fisicamente rispetto ad una ragazzina di 45 Kg.
- Lo stato piscofisico già presente nella persona. Una persona ammalata o con una situazione fisica e/o psicologica già alterata subirà in maggior misura gli stressors (cioè le situazioni che le comportano stress).
- Le forze psicologiche. Avvenimenti che in un periodo più sereno riusciamo a tollerare meglio, in un momento di forti pressioni psicologiche o di perdite dolorose, possono tradursi nella ennesima situazione di disagio alzando in modo severo i livelli di stress. Allo stesso tempo, anche se siamo in un periodo sereno, ma ci capita un grave lutto (perdita a livello psicologico che riguarda non solo la mancanza di una persona cara, ma anche la perdita del lavoro, della salute, della casa, ecc.) possiamo provare un forte stress emotivo, che affrontiamo in base alle forza psicologiche personali.
- La caratterialità. A seconda del carattere della persona, un evento può essere vissuto come maggiormente o meno stressante. Persone estroverse tenderanno a condividere maggiormente il disagio e a cercare più facilmente supporto rispetto alle persone più introverse. Anche il grado di ottimismo o pessimismo con cui ci si approccia alla vita ha un ruolo fondamentale nella percezione dello stress.
5. L’autostima. Una buona autostima aiuta la persona a sentirsi di poter gestire con più probabilità l’evento, mentre, al contrario, se si ha una bassa autostima ci si sente più succubi o impotenti.
6. Le aspettative del soggetto. Se mi aspetto che quel giorno andrà tutto storto, le cose positive non le noterò o non gli darò valore, mentre quelle negative mi confermeranno la negatività della situazione rendendola così più stressante.
7. Le capacità di risoluzione dei problemi. Sapersi confrontare con le avversità, nella ricerca del modo migliore per risolverle e credendo di riuscire a trovare il modo più adeguato aiuta a limitare i livelli di stress. All’opposto, se faccio difficoltà nel problem solving, percepirò i problemi sempre più elevati, aumentando i livelli di stress.
8. I valori associati. Una situazione diventa stressante o molto più stressante anche in base a come noi la viviamo, al valore che ha per noi. Se ho perso il lavoro che per me era un inferno, probabilmente vivrò questa circostanza come una liberazione; se, al contrario, quel lavoro era fondamentale per me, allora lo stress prodotto sarà elevato e si assocerà a forti emozioni negative. 9. Il retro-aiuto disponibile. Sui livelli di stress incide molto la presenza di qualcuno che ci possa supportare e aiutare.
10. La presenza di attività “ricaricanti”. Nella vita viviamo tante situazioni stressanti che non possiamo bypassare. La comprensione del nostro stato psicofisico e il riuscire a trovare e a beneficiare degli spazi di divertimento, rilassamento, ricarica energetica – come vacanze, sport, ballo, bagno caldo, un caffè con amici, una passeggiata con il cane – possono aiutarci a frammentare lo stress continuo a cui siamo sottoposti, rimandandoci maggior benessere.
Anche le interazioni difficili creano distress
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